Altro periodo superintenso, che non mi permette di dedicarmi al blog quanto vorrei…
Ma oggi, a costo di passare la notte in bianco, non posso mancare a questo doppio appuntamento.
Sicuramente avrete notato che ormai scrivo solo di venerdì, per celebrare il 100% Gluten Free (fri)Day, al quale, oggi, si aggiunge anche una rivoluzione!
Questa rivoluzione è fomentata da Jamie Oliver, chef britannico, impegnato ormai da anni in progetti di educazione alimentare all’interno delle istituzioni (scuole in primis) fino ad entrare nelle case delle famiglie.
Ha combattuto una dura battaglia (vincendola) contro il colosso americano dei fast food e ha fatto eliminare dalle scuole le macchinette che distribuiscono latte zuccherato.
Insomma, non se ne sta rinchiuso in cucina!
Per Jamie Oliver oggi è il FOOD REVOLUTION DAY!
Addirittura rivoluzione, penserete?
Già, rivoluzione, ahimè, è il termine corretto.
Se avete letto qualche mio post, non vi stupirete più di tanto se in tutta sincerità vi dicessi che le ricette che Jemie “spaccia” in tv per salutari, per me hanno spesso qualche pecca… Ogni volta che mi capita di guardare una sua trasmissione c’è qualcosa che mi lascia perplessa, ma dopo la mia vacanzina a Londra ho capito il perché!
Londra è meravigliosa. A Londra ti passa il mondo nel piatto anche solo passeggiando per una sola strada. Penso che difficilmente esista una città che ospiti veramente qualsiasi tipo di cucina, neanche a NY ho avuto questa sensazione, se pur si trovi di tutto.
Ma se si entra in un supermercato londinese lo scenario cambia completamente e, almeno per me, la realtà si presenta un po’ inquietante…
Tutto è confezionato in mono porzioni: sandwich, “verdure” tagliate e pulite che occupano più spazio di quelle fresche, zuppe, macedonie, etcetc.
Questo perché a Londra la maggior parte delle persone non cucina mai.
Compra queste sorte di lunch box fatte in serie (dall’aspetto anche appetitoso e salutare) e via.
Certo, anche nei nostri supermercati vanno sempre di più cibi pronti e surgelati che basta riscaldare e dopo quattro S _ _ _ _ I in padella sono belli e pronti, o zuppe e riso liofilizzati, ma (se pur non condivido neppure queste scelte) almeno in questi prodotti si presuppone un minimo atto in cucina. Cosa che non ho avvertito tra gli scaffali a Londra.
La maggior parte dei londinesi delega completamente ad altri (street food, franchising, supermercati) la responsabilità del cibo che poi andrà a nutrire il loro corpo.
E allora ho capito che la sfida di Jamie è ben più ardua di quella che potrebbe essere qui da noi (anche se ormai le cattive abitudini sono entrate anche nelle nostre case).
Quindi, Jemie, ha capito che per far breccia deve necessariamente trovare dei compromessi, ed effettivamente solo così potrà sperare di riportare in cucina le persone.
E non può certamente farlo proponendo cose troppo lontane da quello a cui ormai si(ci) sono(siamo) abituati. Ed ecco spiegato il perché di quelli che reputavo degli “scivoloni” (quindi lui è perdonato!!! ihihihi, che irriverente che sono!).
Inoltre anche io tempo fa ho iniziato una sorta di rivoluzione personale. Prima la rivoluzione dovuta alla scoperta della celiachia e poi la rivoluzione una volta capito quanto sia profondo il legame tra cibo e salute.
Una rivoluzione cominciata intimamente, portata avanti pian piano dall’ascolto del mio organismo che variava a seconda dei cambiamenti che portavo in tavola, e di conseguenza una rivoluzione che tento di portare avanti quotidianamente con parenti, amici, colleghi e persone che sono sicura che ne riceverebbero gran beneficio.
Questa rivoluzione consiste semplicemente nell’evitare il più possibile tutto quello che proviene dall’industria alimentare, per tornare a mangiare prodotti il più possibile vicini alla terra: Cereali integrali, legumi, verdura di stagione come base e poi frutta e altri alimenti come semi oleosi, piuttosto che alghe, o prodotti fermentati a completamento della dieta, il tutto accompagnato da vari stili di cottura e da diversi condimenti.
Insomma, una scelta per nulla mortificante o limitante, anzi!
E in più congeniale al mantenimento (o al recupero) della salute!
Bene, ora veniamo al dunque.
Saremo anche una piccola goccia insignificante, ma noi gluten free travel&living girls(&boy) abbiamo deciso di approfittare di questa rivoluzione per proporre – in questo 100%GFFD – di aderire in contemporanea anche al FOOD REVOLUTION DAY. Come? Cucinando i cavalli di battaglia di Jemie, chiaramente in versione gluten free.
Come fare? Qui è spiegato tutto quanto!
Io ho scelto il crunch carrot pittas pensando alle mamme che devono preparare un pranzo nutriente, gustoso e non pesante ai loro bimbi che magari sono fuori per una gita scolastica.
Nella ricetta non c’era, ma ho pensato di aggiungere anche un po’ di hummus di ceci, per completare il pranzetto.
Qui trovate la ricetta originale e qui sotto la mia versione sglutinata ad hoc!
Ingredienti per 3 pitte:
140 g Mix B schar
50 g bezgluten
30 g farina di teff*
20 g wertz
20 g farina grano saraceno*
230 ml acqua
4 g lievito secco*
15 ml olio extra vergine di oliva (o se piace di sesamo)
5 g sale integrale
1 cucchiaio di semi di papavero
1 cucchiaio di semi di sesamo
2 carote
1 arancia non trattata
1 limone
Olio extravergine di oliva
sale
pepe
rucola (al posto del coriandolo)
1 bicchiere di ceci secchi precedentemente ammollati e cotti a pressione
1 cucchiaio di tahin*
1/2 spicchio d’aglio
Ho fatto sciogliere il lievito nell’acqua, quindi ho aggiunto le farine e ho azionato l’impastatrice col gancio. Ho lasciato lavorare 5 minuti.
Ho messo l’impasto coperto con pellicola nel forno spento per 1 ora e 30 minuti circa, fino al raddoppio dell’impasto (più o meno).
Trascorso il tempo di lievitazione ho diviso l’impasto in tre parti e le ho lavorate sulla spianatoia leggermente infarinata con l’aggiuta di qualche seme di papavero e sesamo (l’impasto non appiccica e si lavora bene).
Ho dato la forma alle pitte schiacciandole con le mani e le ho lasciate riposare coperte con un panno di cotone per altri 40 minuti circa.
(Volendo aumentando a 240 ml l’acqua e utilizzando 40 g di lievito madre potete farle a lievitazione naturale
Il procedimento è lo stesso, ma dovrete far lievitare l’impasto per circa 8 ore, quindi la notte per la mattina!
Ho provato entrambe le versioni e sono soddisfatta!!)
A questo punto ho scaldato il testo per le piadine e ho cotto il pane: 5-6 minuti per lato. Inizialmente a fuoco alto, e poi ho abbassato la fiamma.
In sostanza ho preso spunto dalla ricetta di Uncuoredifarinasenzaglutine del pane arabo.
Nell’attesa della seconda lievitazione ho preparato il ripieno seguendo la ricetta di Jamie.
Ho grattugiato le carote, tritato la rucola, spremuto il succo di mezzo limone e dell’arancia dalla quale ho grattugiato la scorza che ho unito alle carote.
Ho messo il tutto in un’insalatiera e ho mescolato aggiungendo un po’ d’olio, sale, pepe e i semi tostati.
Ho preso i ceci e li ho frullati assieme all’olio, la tahin, sale e succo di limone per fare l’hummus
Quindi ho aperto le pitte, ormai pronte, e le ho farcite.
BUONISSIME, ma che ve lo dico a fare?
Direte voi, non sarà mica una ricetta veloce questa?
Volendo lo diventa.
Come?
La sera preparate l’impasto, che mettete in frigorifero, e fate tostare i semi un paio di minuti.
Al mattino appena sveglie prendete l’impasto che sarà pian piano lievitato comunque, lo porzionate e lo fate riposare intanto che vi sustemate.
Per preparare l’insalata di carote ci vogliono 5 minuti e per l’hummus, se non volete preparare voi i ceci, prendete quelli sotto vetro e li frullate (2 minuti?) con tutti gli ingredienti.
In poco tempo comporrete il pranzo al sacco per tutta la famiglia, gustoso, appagante, genuino e….sano?
Direi di sì!
Buona FOOD REVOLUTION, e buon 100% Gluten Free (fri)Day
* Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (*) sono alimenti a rischio per i celiaci in quanto potrebbero essere contaminati. Per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure devono essere presenti nel prontuario dell’Associazione Italiana Celiachia, o nell’elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.
Bravissima Micky! Va bene un post a settimana se lo prepari così 😉
Povero Jamie, lui si che deve lottare contro i mulini a vento. Pensa che già nel ’93 quando vivevo a Londra ricordo le frasi delle mie flatmates riguardo ai cibi del supermercato: “It’s all packed!” 😀
Veramente! Tra un po’ non riconosceremo più la vera forma del cibo perché lo vedremo solo impacchettato! TERIBBBILE!
Magari riuscissi un post a settimana, ma ci proverò!
Grazie grazie
un post perfetto, in cui analizzi anche perfettamente la situazione inglese, verso la quale, purtroppo, ci stiamo avvicinando a passi da gigante.
ma noi resisteremo!
bellissima ricetta, da provare assolutamente. hai fatto bene a fare le ore piccole per regalarcela… 😉
Grazie Gaia, che gentile.
RESISTERE, assolutamente!
ricetta stra bella!!! da leccarsi i baffi!
anche mia sorella ha gradito: gnam gnam!
Ecco perché ti adoro!!! Sei una persona profonda e pensante, ma non cieca e ottusa, una che sa fare marcia indietro, anche se non rinuncia alle sue posizioni, ma capisce appieno e si rende conto della situazione. IO TI A DO RO!!!
E questa ricetta, neanche a dirlo, è meravigliosa!!!
❤ e non aggiungo altro!