conosciamo i cereali senza glutine: l’amaranto

Ogni volta che mangio un bel piatto di cereali, dico sempre: “questo è sicuramente il mio preferito!”. Non so proprio fare la classifica tra grano saraceno, quinoa, miglio, riso: mi piacciono tutti! Con l’amaranto invece ho un “rapporto” strano.. Sicuramente è quello che mi sta più simpatico: sarà un caso che gli antichi greci la consideravano la pianta dell’amicizia? I suoi chicchi sono piiiiiiiccoli piccoli, ma nonostante la simpatia devo ammettere che un couscus tutto di amaranto non mi farebbe impazzire. E così lo mischio sempre ad altri cereali.

La sua origine è antichissima, e la sua storia è simile a quella della quinoa: la sua coltivazione in America latina è stata interrotta con l’arrivo degli europei che hanno sostituito le coltivazioni autoctone con quelle di casa loro… che tristezza! Chissà quanti celiaci discendono dai conquistadores… Ebbene sì, sulle loro tavole l’amaranto è tornato protagonista: chi l’avrebbe mai detto!!!! Alla faccia di chi deice che è un un alimento inutile.

Come grano saraceno e quinoa è un pseudo-cereale, ma non per questo va trascurato, anzi!! E’ molto ricco di lisina, un prezioso amminoacido essenziale che lo rende speciale, considerando anche il fatto che i cugini creali ne sono più carenti. Azteki e Maya lo usavano sia per nutrirsi sia nei riti religiosi, e gli Incas riconoscevano le sue proprietà curative. E’ infatti un alimento che dà energia, riscalda ed è molto nutriente. Lo consiglierei anche per il basso impatto sulla glicemia quindi adattissimo alle persone anziane, alle donne durante la gravidanza, ai bambini durante lo svezzamento (ma non solo) e a tutti coloro che devono tenere d’occhio la glicemia.

Va cotto nel doppio (o anche il triplo) di acqua rispetto al suo volume. Quando è pronto diventa un po’ gelatinoso…io preferisco quindi mischiarlo con altri cereali, quinoa in particolare. Consiglio sempre un abbondante risciacquo dentro un colino a maglie strette strette. Se volete potete fare una leggera tostatura (con soffritto o meno) e poi coprirlo d’acqua. In circa 20 minuti è pronto. Penso come base per le polpette sia insuperabile (gelatinoso e colloso tiene bene l’impasto senza dover aggiungere uova). Pare, e dico pare, perché fino a ora non ho mai sperimentato (ma magari oggi lo faccio), che se si versano i semi (pochi alla volta) in una padella ben calda e la si chiude con un coperchio, dopo qualche secondo si trasformano in “pop-corn”. Se funziona ve lo farò sapere!!!

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