Carnevale si sta avvicinando e qualcuno si sta già preparando per i festeggiamenti: sfilate in maschera, feste a tema, vacanze scolastiche e….frittelle a volontà!
Carnevale è la festa che precede la Quaresima, non conosco esattamente l’origine della sua storia, ma se penso quanto da bambina fossi emozionata all’idea di travestirmi e di immaginarmi per qualche giorno di essere una dama (il mio vestito preferito era tuuuutto rosa, cucito dalla mia nonna), posso intuire che forse le sue ‘radici’ risalgano proprio a questo: avere la possibilità di trasformarsi in qualcosa d’altro e stravolgere la propria identità sovvertendo un ordine vissuto come imposto.
Un momento di ‘follia’ quasi catartica, ma che dura giusto il tempo che trova, perché poi, tolta la maschera, ritorna il rigore e il controllo…
Insomma il carnevale può essere visto come “l’ora” d’aria dalla propria esistenza, un intervallo senza regole, ma che per l’appunto, dura poco: la Quaresima rimetterà tutto in “ordine”….
Ciascuno, quindi, nel bene e nel male, si svestirà del suo travestimento e ritornerà a essere la persona con la quale si è abituato a convivere, ma certamente rinnovata dall’esperienza di un Carnevale appena passato.
Per un attimo perdi la tua identità, ma allo stesso tempo ti ritrovi. L’io si trasforma, ma rimane comunque ancorato a se stesso.
Come un albero che per la maggior parte dell’anno rimane fermo, scosso magari da qualche brezza leggera, ma che a un certo punto viene travolto da un vento fortissimo che lo “sballotta” fino a stordirlo. Ma poi, calato il vento, sempre lì ritorna, a patto chiaramente che abbia radici belle solide!
Il mio Carnevale (o meglio la visione che ho io del Carnevale) celebra le mie radici.
Radici che giorno dopo giorno mi permettono di crescere, pur non facendomi mai andare troppo lontana….
E quale momento migliore, se non questo, per celebrare le radici?
Radici che ho già “celebrato” a novembre con un articolo pubblicato su A TAVOLA che esordiva così:
Tanti significati per una sola parola, e non è un caso se la maggior parte di questi evocano qualcosa che riporta a un principio e a un’identità, e contemporaneamente rimanda a un’evoluzione.
Radici che possiamo invece celebrare ora partecipando al bellissimo contest di Acqua&Menta.
Una ghiotta occasione per portare un po’ di radici in tavola!!
Il periodo migliore per poter sfruttare a pieno la loro energia e trarre il maggior beneficio è sicuramente l’autunno. Compatte, forti, penetranti portano in profondità nel nostro organismo quel calore di cui abbiamo bisogno per proteggerci dai mali di stagione.
La medicina cinese le associa proprio all’energia Metallo, energia dell’autunno, energia che governa intestino crasso e polmoni.
Ma non per questo nelle altre stagioni non vanno bene!!!!
Le radici hanno sempre fatto parte della storia dell’uomo ed è un peccato averle dimenticate.
Se vi va di leggere qui sotto troverete l’articolo che ho scritto per A TAVOLA, altrimenti passate pure oltre, dove vi aspetterà una ricetta radiciosa che potrebbe andare benissimo per il Carnevale!!!
L’uomo si ciba di radici da almeno 5 milioni di anni e, forse non vi sembrerà possibile, è anche grazie al loro consumo che oggi abbiamo bei denti robusti e un intestino così efficiente.
Nutrendosi di radici l’uomo ha potuto sopravvivere e progredire: le radici erano disponibili ovunque ci fosse vegetazione ma anche nelle regioni più aride o con clima più rigido, e spesso rappresentavano uno dei pochi cibi disponibili nei periodi di carestia.
Per questo sono da sempre una risorsa alimentare preziosa ed essenziale: penetrano nel terreno, assorbono acqua e sali minerali e li distribuiscono alla pianta, ai frutti e alle foglie.
E così, nascoste nel buio della terra, svolgono indisturbate il loro lavoro, mentre noi oggi, troppo distratti, non ci accorgiamo più della loro esistenza né abbiamo memoria di quanto siano state utili per la nostra evoluzione.
Per recuperare lo strettissimo legame che, per millenni, abbiamo avuto con la terra, possiamo partire proprio dalla riscoperta delle radici, provando a riproporle sulle nostre tavole così come facevano per esempio i romani, che attribuivano ad alcune di loro proprietà curative e anche afrodisiache.
Oggi ne troviamo qualità originarie dell’Asia, dell’Oriente e certamente dell’Europa. Vi sorprenderà vedere quali e quanti colori sono capaci di regalarci: dal bianco candido del daikon a quello rosato della pastinaca e delle rape, dalla scorza marrone della bardana, al nero intenso del rafano, passando per l’arancione brillante – e non solo – delle più note carote, fino al fucsia intenso della barbabietola, al giallo dello zenzero, al verde del cavolo navone… Una tavolozza di colori nascosti agli occhi che tingerà di natura i vostri piatti.
E, per il palato, radici amare ma anche dolci o pungenti; delicate ma anche intense, quasi inebrianti. Lessate, al vapore, fritte, stufate, gratinate, grattugiate crude: l’utilizzo che se ne può fare in cucina è davvero molteplice.
Alcune qualità si trovano ormai facilmente in quasi tutti i supermercati di alimentazione naturale e quando sceglierete le vostre radici, oltre a controllare che siano belle sode, assicuratevi che le foglie siano fresche, perché potrete (o meglio, dovrete) mangiare anche quelle: in un pesto, nei minestroni, nei risotti o in una semplice insalata, sono veramente ottime. Quando le taglierete, un profumo di natura vi riappacificherà con il mondo.
Ma perché non approfittarne per andarle a scovare da qualche produttore locale? O addirittura nei campi, con persone che vi possono guidare alla loro scoperta?
(…)
Un consiglio: la prossima volta che andrete a fare la spesa, provate a non soffermarvi solo su quello che è a portata di scaffale. Rischiereste di perdere il piacere di riscoprire delle prelibatezze che, oltretutto, sono un vero toccasana! E poi, chi l’ha detto che non abbiamo ancora bisogno di progredire?
Per le frittelle ho scelto la pastinaca: probabile parente della carota, è molto utilizzata in Inghilterra, Germania e Nord Europa, mentre qui da noi è ancora poco diffusa, sebbene cresca facilmente in diverse zone e in alcune aree ristrette sia più conosciuta. È molto versatile, ha un sapore fresco e gradevole, aiuta la digestione. Vale la pena di andarla a cercare!
Non avete idea di dove andarla a cercare? Provate a curiosare nel sito civiltà contadina e consultate la mappa del cibo locale: http://www.civiltacontadina.it
Qui ho trovato i miei “spacciatori”!!
Le pastinache utilizzate per questa ricetta sono proprio quelle che vedete in queste foto: raccolte su un campo di Cantù!!!
Ortosano, curato da Givanni e Arnaldo
Vi lascio la ricetta per questo bel 100% Gluten Free (fri)Day
Ingredienti:
50 g farina di riso*;
20 g fecola di patate*;
200 ml acqua frizzante fredda da frigorifero;
sale;
1 radice di pastinaca di media grandezza;
20 g foglie di ravanelli (o della stessa pastinaca);
30 g cavolo cappuccio rosso;
1 ravanello;
1 cucchiaio di succo di mela concentrato
200 ml olio extra vergine di oliva adatto alla frittura o un olio per friggere
Per prima cosa ho preparato la pastella che poi ho messo a riposare in frigorifero.
Poi ho lavato accuratamente la pastinaca sotto l’acqua corrente per rimuovere tutta la terra utilizzando una spazzola per verdure.
Quindi ho affettato il cavolo cappuccio lavato e asciugato precedentemente e ho grattugiato il ravanello mettendo da parte il succo che uscirà strizzando la sua polpa.
Ho frullato il cavolo con la polpa di ravanello, ho aggiunto il suo succo e quello di mela e ho salato leggermente.
Ho tagliato la pastinaca a dadini e sminuzzato le foglie verdi. Ho cotto tutto a vapore per qualche minuto fino a che la pastinaca non si è ammorbidita leggermente. Poi ho fatto raffreddare
Ho preso la pastella e ho unito i dadini e le foglie.
Ho scaldato abbondante olio d’oliva in un pentolino di piccolo diametro e, quando ha raggiunto la giusta temperatura, ho cotto una cucchiaiata di pastella alla volta fino a che non si è ben dora.
La cottura ideale per le frittelle è quella a immersione!
Ho scolato man mano le frittelle su della carta assorbente cosparsa con un po’ di sale e me le sono pappata!!
Puciate nella salsa viola sono spettacolari!!
Ma se le volete dolci, potete tranquillamente gustarle con lo sciroppo di mela concentrato. BUONISSIMISSIMEEEE!!!
Sono senza glutine, senza lattosio, senza uova, né zucchero raffinato, e per questo spero che piaceranno a tutti quanti!!!
Buon fine settimana!!!
* Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (*) sono alimenti a rischio per i celiaci in quanto potrebbero essere contaminati. Per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure devono essere presenti nel prontuario dell’Associazione Italiana Celiachia, o nell’elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.
Che bello l’esordio del tuo articolo su A Tavola, se ce lo concedi lo riporteremo nel ricettario, citandoti come autrice ovviamente!! Bello tutto l’articolo, con tante informazioni interessanti… e che dire della ricetta? brava, brava e ancora brava!!
Ne sarei onorata!!! Grazie mille Daniela
Tu sei extra! Per tutto! Per quello che scrivi, per la profondità dei tuoi pensieri, per la profonda conoscenza dei cibi. Vorrei che abitassi proprio accanto alla porta di casa mia… pensaci , io ti aspetto!!!
P.s. Le tue foto sono strepitose e la ricetta pure… ora devo procurarmi la pastinaca… e so dove prenderla! 😉
Mi fai commuovere….e secondo me, prima o poi, mi ritroverò per davvero a bussare alla porta di casa tua per chiederti un limone!!!
non dobbiamo far altro che trovare la pastinaca… michela fantastica ricetta e fantastiche foto come sempre… ❤
Grazie grazie! Mi sa che Stefania lo sa dove trovarla a Palermo…
Buona sperimentazione!!!
è la prima volta che entro in questo blog a me sconosciuto,e sembro una bambina in un nuovo parco giochi…giro e apro tutte le categorie…ma quante ricette interessanti e nuove…una più interessante e golosa dell’altra…complimenti davvero anzi lo scrivo con il maiuscolo Complimentissimi e Buon GFFD…a presto 🙂
Grazie davvero Mary! Sono lusingata. A prestissimissimo!!!
ho mangiato qualche volta la pastinaca, ma non in Italia e non fritta…mi piace assai questa ricetta!
Per ora dal mio fedelissimo spacciatore di verdure bio abbondano altre verdure e le barbabietole son passate di stagione, le attenderò con ansia per farne delle frittelle sulla falsariga di questa ricetta.
A rileggerci presto sempre col sorriso 😀
PS per lo yogurt di soja e lievitazione ho spiegato il perchè in uno dei posts precedenti 😉
sono Fabi-Fabipasticcio 😉 😀
mmmm, buone, le barabietole fritte, da provare assolutamente…Da mia sorella, in Svizzera, ogni bancarella vende pastinaca e radici da noi praticamente irreperibili: ho fatto un po’ di scorta l’ultima volta che ci sono andata in attesa che riprenda lo spaccio qui!!
Grazie dei bei sorrisi!!! 🙂 e vado a rileggere il post sullo yogurt di soia. Io lo sto usando per fare i pancake per colazione quando ho il lievito madre in eccesso. Effettivamente l’unione dei due è un portento!
A presto
Che post meraviglioso..mi hai fatto venire milioni di idee……..Michela preparati!
Bacioni
prontaaaaa!!!!
Adoro anch’io le radici, specie la scorzonera.Appena trovo la pastinaca metto in pratica la tua bella ricetta 🙂
Fammi sapere se ti piacerà.
Se non conosci il suo sapore sono sicura che ti stupirà!!
Wow Michi, ottime queste frittelle e poi nella tua cucina scopriamo sempre nuove cose!! 😉
grazie fanciulle!!!!