Il senza glutine ingrassa o non ingrassa? Questo è il dilemma…

Ieri mi sono iscritta al gruppo di foodblogger senza glutine su FB. Moltissime bloggers già le conoscevo, e sono quelle che vi ho presentato all’inizio di questa avventura, altre invece non le conosco ancora, ma recuperereò in fretta!
Comun denominatore di tutte loro è ovviamente la celiachia e la voglia di riscatto verso questa condizione (non mi piace chiamarla malattia) che ti cambia la vita (in alcuni casi, stravolge).
Pian piano aggiornerò il blog con tutti i link in modo che possiate andare a curiosare a “casa” di tutte.
Sono veramente contenta di questo incontro e spero di poter portare anche il mio contributo nel gruppo.
Uno degli ultimi argomenti di confronto è stato un articolo pubblicato su La Stampa.it che potete leggere anche qui: la dieta senza glutine può fare ingrassare.
Visto che è da tempo che volevo trattare l’argomento prendo la palla al balzo!!
Io penso che alla base di questa considerazione (e forse anche constatazione) ci sia un bel problema. E questo problema secondo me è la mancanza di una vera educazione alimentare che, nel piatto del celiaco, crea ancora più confusione.
Tante cose ci fanno ingrassare (e quindi ci fanno male, perché il grasso nel nostro corpo porta ad altri problemi, più o meno fastidiosi, più o meno gravi): grassi di vario tipo (c’è un’ampia gamma), cereali raffinati, amidi, zuccheri, ma anche disordine nei pasti e abbinamenti poco felici.
Non è che solo i celiaci rischiano il sovrappeso – questo è un problema sempre più in aumento in tutta la popolazione, bambini inclusi ahimé – ma per i celiaci sicuramente il rischio aumenta quando già abituati a mangiare cibi raffinati, confezionati, pieni di grassi e zucchero (come la maggior parte delle persone, e aggiungo sempre un “ahimè”) li sostituiscono con altrettanti alimenti raffinati, confezionati e pieni di grassi senza glutine, ma che molto spesso sono ancora più pieni di grassi e di zuccheri semplici (farine superraffinate, amidi vari e zucchero o sciroppi) rispetto agli altri prodotti industriali.
Ho conosciuto persone che si cibano quasi esclusivamente con i prodotti di farmacia trovando molta soddisfazione a uscire dal negozio con i sacchetti pieni (forse un tempo ancora più pieni), o che per colazione hanno sostituito le merendine finte (o biscotti finti) con quelle altrettanto finte glutenfree, per non far mancare nulla ai propri figli, o a loro stessi, con il conseguente aumento di peso…
Attenzione quindi, cercate di non cadere in questa “trappola”!
A mio parere è proprio un peccato che il sistema sanitario nazionale non si prenda minimamente la briga di “educarci” a una sana alimentazione; ci “concede” semplicemente un buono mensile senza rendersi conto che se speso male per tre quarti – ma forse anche più – è composto di grassi di dubbia provenienza e qualità scadente (non mancano le eccezioni, ma credo che siano veramente poche), ma d’altronde non si prende la briga di educare proprio nessuno in fatto di alimentazione.
Non mi dilungo molto su questo argomento, perché forse vale la pena di entrare più nel dettaglio e chissà che prima o poi non lo faccia…
Il segreto quindi –  per evitare il tranello – è quello di trovare delle alternative utilizzando il più possibile materie prime, naturalmente senza glutine!
E ce ne sono davvero tante.
Basta imparare a conoscerle per poi variare la spesa.
In questo modo i grassi e gli zuccheri saranno sotto controllo e nessuno potrà più dire che la dieta senza glutine può fare ingrassare: una dieta senza glutine fatta male può fare ingrassare, tanto quanto una dieta con glutine fatta altrettanto male!
E se ora siete a corto di idee niente paura!
Oggi, rispetto a qualche anno fa, abbiamo una risorsa in più: le foodblogger gluten free che giorno dopo giorno sperimentano e sperimentano per arrivare a ottenere risultati strepitosi senza necessariamente riempire le dispense di biscotti farciti di conservanti, pani finti, pizze chimiche ricchi di tutte quelle cose che minano la siluette e la nostra salute.
Quindi prendete spunto da tutte loro, con magari qualche accorgimento, visto che l’argomento mi sta molto a cuore..
Ora, non pretendo che da un giorno all’altro vi mettiate a mangiare solo cereali in chicco (riso integrale, quinoa, amaranto, grano saraceno, mais) verdure e legumi. Io ci ho messo un annetto per capire che non potevo più nutrirmi dei prodotti di farmacia (chiamiamoli così).
Ma iniziate magari a fare più attenzione agli ingredienti segnati sulle etichette e a lasciare sugli scaffali quelli con una lista infinita, in contemporanea riducete formaggi e carne in favore dei legumi (che completeranno la dieta abbinati ai cereali possibilmente integrali) e sbizzarritevi con le meravigliose verdure che questa stagione ci sta per donare. Magari provate a sostutuire lo zucchero, compreso quello di canna, con il malto 100% di riso, o utilizzate nei dolci succo di mela..Certo il palato dovrà abituarsi un po’, ma alla fine la soddisfazione sarà comunque tanta e l’ultima cosa a cui penserete sarà il colesterolo e l’ago della bilancia!
Gusto e salute possono tranquillamente convivere in un piatto anche glutenfree, credetemi!

E per chi volesse qualche consiglio in più rimanderei al mio post di marzo che ritrovate qui!

12 pensieri riguardo “Il senza glutine ingrassa o non ingrassa? Questo è il dilemma…

  1. Giusto! di fatto si assorbe grazie ai benefici della dieta molto più di prima e quindi qualche chiletto in più ci scappa! Ma trovare il tempo di preparare in casa molte delle merendine, del pane, della pizza surgalata che si trovano in farmacia sarebbe la cosa migliore!

  2. Ciao Michela, purtroppo non si considera sempre che gli amidi che compongono le nostre farine sono zuccheri, non si considerano i carboidrati in generali come zuccheri. Non si considera il carico glicemico delle farine…è un discorso complesso. Anche tra il senza glutine ci sono farine naturalmente senza glutine che hanno un carico glicemico minore. Certo è che le informazioni ci sono, ma nel marasma quelle sensate annegano, lo dico per esperienza. Ora non fraintendermi e non fraintendetemi, non è che io (proprio io!) stia sempre lì a calcolare indici, carichi e co :-D, però non facciamo gli struzzi e ragioniamo sui prodotti che compriamo e su quello che mangiamo, tutto qui!
    Da una foodblogger sglutinata buona giornata
    Fabipasticcio 😉

  3. Non posso che ripetere quanto commentai a seguito dell’uscita dell’articolo iniziale.
    “Salvo Schiavone • L’articolo in sè è fin troppo generico, purtroppo.
    Ciò non toglie che effettivamente alcuni alimenti senza glutine siano o possano contenere elementi dannosi per l’organismo e, di conseguenza, per la salute stessa.
    In Italia, l’etichetta sui prodotti commercializzati e venduti è decisamente più specifica rispetto ad altre Nazioni e questo, fortunatamente, contribuisce ad accrescere le conoscenze sui singoli prodotti e quindi una migliore valutazione all’acquisto.
    Inoltre si dovrebbe definitivamente sfatare la leggenda che il “senza glutine” faccia ingrassare più del glutine.
    Bisogna necessariamente tener conto che lo stomaco di un celiaco ricomincia a funzionare adeguatamente, in presenza della dieta SG, quindi il cibo viene finalmente assimilato in maniera più organica e funzionale e contribuisce al benessere complessivo di tutti gli organi del corpo umano, fino ad allora sottoposti ad uno stress incredibile per via dell’abbattimento dei villi intestinali. ”
    Aggiungo, inoltre, che è normale che l’organismo tragga giovamento e che metta in moto tutta una serie di azioni collaterali quali l’assorbimento delle sostanze nutritive (fino ad allora espulse) che, alla lunga tendono a riempire gli spazi vuoti derivati da mancato assorbimento e assimilazione, anche dei grassi che finalmente riescono a tenere e riempire.
    Se poi si vuole necessariamente mantenere una linea da silouhette, basterebbe dedicare qualche ora alla settimana a del sano moto frequentando una palestra o allungando le passeggiate.

  4. Ciao Salvo! L’attività fisica va benissimo, così come va benissimo recuperare chili grazie all’esclusione del glutine. Sono pienamente d’accordo con quello che dici.
    Il problema secondo me è capire se invece il mettere chili sia per via della scarsa qualità di molti prodotti industriali gluten free (questo vale chiaramente per tutti: celiaci e non).
    Mi piacerebbe che le persone imparassero veramente a leggere le etichette e a scegliere alimenti naturalmente senza glutine, anche se magari questo significa non spendere tutto il buono mensile!

    1. Entriamo in un campo decisamente complicato: “educazione alimentare”.
      Molte persone, per cause fin troppo varie e spesso dettate più dalla pigrizia che dalla non conoscenza, preferiscono la “via più breve”.
      Considerano la pubblicità come primo elemento di informazione per la conoscenza di un prodotto; successivamente verificano il prezzo e spesso si limitano a leggere solo le prime informazioni sulle etichette, solitamente le più appariscenti e ben posizionate in prima linea, intorno ad una immagine accattivante che richiama il messaggio pubblicitario.
      Quasi nessuno fa caso alla scritta in caratteri minuscoli “l’immagine è solo indicativa” e ancora meno sono coloro che leggono il famoso lato B dove sono riportate le voci che, invece, dovrebbero interessare i consumatori: provenienza del prodotto, composizione, additivanti o miglioratori di gusto, coloranti, luogo di produzione, aziende di trasformazione, data di scadenza, eventuale analisi delle percentuali di composizione del prodotto stesso (la famosa carne di cavallo nel tritato dei tortellini o il latte in polvere usato per la composizione di formaggi a marchio DOP, ecc.).
      Complici leggi e normative spesso in contraddizione e comunque poco chiare ecco che acquistiamo “uova provenienti da allevamento a terra” pensando che le tante campagne cruelty free abbiano avuto successo quando invece si tratta di batterie diversamente posizionate negli stessi ambienti e con le solite e immutate somministrazioni di antibiotici ed ormoni.
      Non tutti sono però disposti ad intraprendere percorsi di educazione alimentare. Più spesso si passa da un consumismo sfrenato dove vale la regola del “Conviene! Ed è anche buono!” all’opposto “Boicottiamo quel prodotto”.
      Inoltre proprio all’interno dei testi scolastici vengono inserite sempre più spesso immagini di prodotti di multinazionali a corredo di assunti formativi che di formativo hanno un solo obiettivo: educare le masse a consumare di più simili prodotti.
      E la criminale filosofia commerciale non viene minimamente messa in discussione.
      Basterebbe solo questo: una vera e decisa educazione alimentare applicata fin dall’età scolare con convinzione, senza infiltrazioni o condizionamenti, per permettere ai consumatori di poter diventare, un giorno si spera non troppo lontano, “Consum – Attori”.

  5. Guarda, io sto lavorando proprio a questo!
    Spero di poter pian piano riuscire a sensibilizzare le persone (mamme in primis) sull’importanza di un’alimentazione più consapevole e responsabile. Il cammino è lungo e faticoso, ma spero dia i suoi frutti!

  6. Ciao, leggo ora il tuo post, con cui concordo pienamente, ma avrei bisogno di un chiarimento: tu consigli di utilizzare il malto 100% riso, mentre sconsigli lo sciroppo…scusa ma non mi tornano i conti: io ho sempre saputo che il malto é per sua definizione fatto con orzo e riso (in questo caso) o altro cereale, mentre se si vuole evitare l’orzo e avere un prodotto senza glutine si devono usare enzimi chimici e si parla di sciroppo (riso 100%). Puoi chiarirmi le cose? Grazie mille, Chiara

    1. Ciao Chiara,
      la questione malto/sciroppo è un po’ controversa…
      Parto però con la questione del malto di riso.
      Non citerò la ditta per pubblicità, ma solo per chiarezza.
      Quello che la Finestra sul Cielo definiva fino a qualche mese fa malto di riso 100%, in realtà era sciroppo di riso.
      Poi la legislazione ha imposto che fosse denominato malto solo quel dolcificante che parte dalla germinazione dell’orzo, quindi hanno dovuto ridefinire le cose.
      E in contemporanea hanno cambiato anche la filiera produttiva, perché nonostante lo sciroppo di riso non contenga orzo, in etichetta è stato aggiunto che potrebbe contenere tracce di glutine.
      Quando ho notato questo scrissi subito alla finestra sul cielo, che mi ha confermato che il VERO malto di riso, quello che contiene orzo negli ingredienti, è certificato senza glutine perché contiene meno di 20ppm di glutine ed è garantito su tutta la filiera produttiva.
      Qui la loro risposta alla mia esplicita domanda: Quindi potrei consumare il vostro malto di riso (se non è a rischio di contaminazione?):
      Io: tutta la filiera garantisce la non contaminazione? FSC:Esatto, è corretto. Il prodotto è garantito senza glutine su tutta la filiera!

      A questo punto, ho deciso di preferire il malto rispetto allo sciroppo, perché teoricamente il malto dovrebbe contenere per il 50% maltosio e non dovrebbe contenere né fruttosio né glucosio.
      Mentre lo sciroppo, in genere, contiene un totale di circa il 70% di zuccheri (a volte anche 80%).
      Ed è per questo che preferisco il malto.

      In ogni caso, entrambi, rispetto allo zucchero bianco raffinato, contengono sali minerali e vitamine, quindi il loro effetto sull’organismo è meno dannoso…

      Spero di aver risposto ai tuoi dubbi.

      Grazie mille

      Michela

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